Eccoci qui a raccontare un’altra perla dell’Aspromonte, da sempre terra un po’ abbandonata ma ricca di misteri e fascino.
Oggi vi portiamo ad Africo Vecchio.
Nel nostro sud Italia è facile imbattersi in paesi anche molto piccoli, divisi in due: una parte “nuova” e una “vecchia”. La parte nuova è quella in cui le persone vivono abitualmente, mentre la vecchia è quella che ormai è tendenzialmente disabitata.
Questo perchè una volta i paesi nascevano prettamente vicini alle montagne dove si praticavano la pastorizia e un’agricoltura d’altura. Col tempo le persone iniziarono a scendere lungo le coste lasciando man mano i loro paesi d’origine per andare a creare lavoro altrove.
Questo ha fatto si che pian piano questi piccoli borghi si spopolassero diventando delle città fantasma.
Africo Vecchio è propio uno di questi luoghi, ormai abbandonato da tutti, ma che mantiene un’aura magica che ci riporta indietro nel tempo, come se tutto fosse rimasto immutato.
Per arrivarci noi siamo saliti in auto sino al Monte Perre e da li abbiamo proseguito a piedi tenendo la sinistra verso il torrente Aposcipo. La prima parte dell’escursione è molto facile perchè in discesa, ma non vi dimenticate che dovrete anche ritornare all’auto (e quindi farete la salita..hahha)
Il sentiero non presenta particolari difficoltà e dopo alcuni tornarti nella prima parte, poi la strada è completamente dritta.
Dal torrente si comincia a salire in direzione della Chiesa di San Leo. Ringraziamo anche oggi il nostro caro amico Giancarlo Parisi per la condivisione di alcune foto mozzafiato.
Alcune persone del luogo ci han detto che questa è una delle chiese più isolate di tutta la regione eppure, non è mai stata abbandonata. Qui a maggio vengono ancora in processione le persone nel celebrare il loro santo locale.
Dalla chiesa la strada prosegue in discesa sino al borgo ormai fantasma di Africo Vecchio, che scorgerete poco più avanti in mezzo alla vegetazione.
Il paese purtroppo è in un certo senso estinto, spoglio di tutti i segni di vita e ormai lasciato al totale abbandono.
Il problema del recupero di luoghi come Africo Vecchio non è soltanto di natura amministrativa o politica. Alla base di tutto vi è la pressoché totale assenza di interesse collettivo verso luoghi come questo, vittime dello scellerato campanilismo che affligge questa provincia.
Alcuni edifici restano ancora oggi molto evidenti, come la chiesa principale e le scuole elementari, ma quanto dureranno nell’incuria più totale?
Di seguito alcuni scorci suggestivi che rievocano la vita di un tempo, dove le ore erano scandite dal sorgere e calare del sole che rifletteva i suoi raggi lungo la meridiana.
Come anche il nostro stesso amico Giancarlo afferma, “come si può parlare di sviluppo e crescita se prima non si conosce il nostro territorio”?
Ne è un esempio questa targa commemorativa che hanno posto qui su queste ruderi a commemorare Umberto Zanotti Bianco, patriota, ambientalista, antifascista e filantropo.
Le sue attività lo portarono alla formazione di un vasto numero di maestri per l’alfabetizzazione di adulti e bambini e alla creazione di centinaia di asili, scuole elementari e biblioteche nel primo dopo guerra. Crescita e sviluppo erano la sua filosofia di vita, negli anni che furono tra il 1910 e il 1925.
Nel nostro territorio e in particolare nelle regioni del sud, ci sono moltissimi luoghi come questo che meriterebbero più risalto.
Il nostro obiettivo? Regalare a chiunque una prospettiava differente: affacciarsi ad una finestra, trarre un lungo respiro e godersi il panorama, con la brezza che accarezza la pelle, sentendosi liberi e un unico corpo con la natura.
Tipologia Percorso: sentiero di montagna
Acqua: occorre essere autosufficienti